RADIO ROMANISTA - Il presidente della Commissione Sport di Roma Capitale, Ferdinando Bonessio, è intervenuto ai microfoni dell'emittente radiofonica a tinte giallorosso e tra i vari temi trattati si è soffermato sullo costruzione del nuovo stadio della Roma. Le sue dichiarazioni: "Ormai siamo a un anno dall'approvazione, in Assemblea Capitolina e in Consiglio Comunale, del pubblico interesse del progetto di Partenariato Pubblico Privato avanzato dalla AS Roma sui terreni pubblici di Pietralata. Ricordo che quel documento partiva veramente da un progetto di massima, uno studio approvato da tecnici ma molto approssimativo. Un progetto preliminare. Tutto il Consiglio Comunale votò a favore del riconoscimento del pubblico interesse per il progetto, perché non solo la AS Roma ma anche la città ha bisogno di impianti adeguati agli standard europei e internazionali correnti. Il ritardo e la diversa destinazione originaria, parliamo di un impianto del 1953 come lo Stadio Olimpico, ha una sua connotazione che non è quella del calcio internazionale di oggi. Le possibilità di trasporto pubblico che ci sono per l'Olimpico non sono quelle che ci sarebbero per la collocazione dello stadio di Pietralata. Questi sono i motivi per cui, personalmente, c'era stato uno spunto. Dopodiché, voglio ricordare che quel riconoscimento di pubblico interesse fu accompagnato da decine di prescrizioni e da ordini del giorno che davano alcune indicazioni. Su queste ci sono tutt'oggi dei silenzi".
Ma qual è il rapporto tra il club e le istituzioni?
"L'assemblea capitolina - intesa anche come commissione di lavoro, non solo quella che io presiedo ma anche quella per i lavori pubblici, quella per il patrimonio o quella urbanistica - non ha un polso costante di come avanzano i rapporti tra la Roma e gli uffici preposti, che in questo momento sono quelli dell'ufficio del Dipartimento Urbanistica. Se non li vogliamo chiamare 'ritardi', possiamo definirli come un allungamento dei tempi. Forse si pensava che certe procedure potessero essere più snelle. Diciamo che adesso abbiamo anche alcuni studi in più. Sono molto rispettoso del lavoro della Roma; anche se in questo momento sono tenute separate dalla progettazione, le questioni che riguardano l'assetto societario, quindi alla proprietà e al suo assetto economico-amministrativo, alla fine dei giochi per forza avranno una loro valenza e dovranno essere verificate dagli uffici di Roma Capitale, perché un progetto che lega Roma Capitale per 90 anni a un soggetto privato deve essere redatto e approvato con un soggetto che abbia tutte le carte in regola. Tutte le procedure amministrative legate all'assetto della proprietà e all'eventuale esposizione debitoria dovranno essere chiarite da Roma Capitale. Lo dico perché qualcuno potrebbe pensare che la questione dell'assetto socio-economico della Roma sia completamente staccata dal progetto dello stadio, ma alla fine del percorso le due situazioni dovranno essere verificate dagli uffici di Roma Capitale. Il progetto preliminare ci dava delle indicazioni che comunque hanno trovato delle difficoltà ostative. Ad esempio, non eravamo coscienti - perché giustamente il progetto preliminare non le indicava - delle effettive presenze arboree. Non eravamo a conoscenza, perché non erano stati fatti ancora gli scavi archeologici, di quello che poteva esserci sotto. Attualmente quello che ci preoccupa è da un lato che queste indagini erano iniziate a metà del mese di marzo, si sono interrotte e sono circa 40 giorni che sull'area del progetto non si vedono né la ditta né altri operatori. Questo desta preoccupazione".
La motivazione?
"Sinceramente non ho questa informazione, però da un punto di vista delle persone che presidiano l'area - sia quelle che vorrebbero lo stadio, sia quelle che non lo vorrebbero - mi dicono che ormai, da quegli interventi di marzo, non c'è stata più una ripresa dei lavori. L'altra questione è che, rispetto almeno al livello di massima, una volta esaurito il dibattito pubblico - ricordo, a settembre-ottobre del 2023 - certe problematiche evidenziate non hanno avuto un'ipotesi di risoluzione. Nessuno ha detto 'la risolveremo in questo modo'. Mi preoccupa un po' questa assenza di notizie in merito a queste strategie risolutive".
Va anche detto che la Roma ha sempre fatto sapere che queste risposte verranno date con la consegna del progetto.
"Io faccio politica, lo dico a chi ascolta: cerco di svolgere quel lavoro di programmazione del territorio, a beneficio anche di infrastrutture importanti come lo stadio; poi mi preoccupo del territorio e dei cittadini. È vero che la procedura e il fatto di far sapere quello che la Roma farà può attendere anche l'ultimo momento del progetto, quando anziché preliminare diventerà definitivo; poi è chiaro che l'opinione pubblica può pensare tutto e il contrario di tutto, facendo ipotesi che potrebbero neanche avere ragione di esistere. La mancanza di comunicazione può preservare i lavori del progetto proponente, ma non è detto che abbia tutti i risultati sperati dal punto di vista comunicativo".