LR24 (FERNANDO MAGLIARO) - Primo scontro fra As Roma e Campidoglio per lo Stadio a Pietralata sul traffico e la mobilità: la società giallorossa chiede che l’Assessorato ai Trasporti smetta di chiedere approfondimenti sugli studi sui flussi di traffico e rimandi queste analisi al progetto definitivo. E l’Assessorato ai Trasporti che ottiene in una riunione ristretta di non considerare le richieste della Roma. Ed è più che probabile che a breve partirà una nuova richiesta di chiarimenti sulla mobilità visto che gli uffici considerano questa parte del progetto assolutamente carente.
TUTTI I DOCUMENTI PUBBLICI? ANCHE NO
Qualche giorno fa abbiamo raccontato come la Roma, fra il 25 novembre e il 16 dicembre, abbia consegnato quasi tutte le integrazioni richieste dagli uffici pubblici chiamati ad esaminare il progetto Pietralata.
Quasi tutte: leggendo le carte, infatti, la Roma mette per iscritto che alcuni approfondimenti, esempio quelli sugli espropri e il loro peso economico, saranno consegnati in sede di progetto definitivo.
Quello che non si sapeva è che, nonostante gli impegni assunti in un’intervista dall’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, di pubblicare tutti gli atti, il Comune non ha pubblicato tutti i documenti protocollati: insieme alle integrazioni documentali la Roma ha anche depositato due pareri legali pro veritate, a firma di uno dei più prestigiosi studi legali della città.
Questi pareri sono stati redatti da Luisa Torchia, avvocato e professoressa a Roma Tre di diritto amministrativo, con antichi legami con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e con Alberto Stancanelli, capo di Gabinetto dello stesso Sindaco.
I PARERI TORCHIA “DIMENTICATI” DAL COMUNE
Due pareri, si diceva. Il primo è proprio su traffico e mobilità, 5 pagine, datato 12 dicembre. Il secondo, molto più generalista, 32 pagine, è del 15 dicembre. Entrambi sono stati depositati insieme ai documenti sul traffico, lo scorso 16 dicembre ma stranamente il Campidoglio ha “dimenticato” di inserirli sulle pagine dedicate allo Stadio di Pietralata sul sito istituzionale.
NON DISTURBARE SUL TRAFFICO
Lo scontro con gli uffici tecnici del Comune avviene sul parere legato al traffico.
Torchia analizza la normativa vigente e scrive: “La normativa richiede che vengano trasmessi all’Amministrazione: uno studio di fattibilità e un piano economico-finanziario”.
Nelle leggi vigenti, per lo studio di fattibilità, aggiunge Torchia, “non sussistono riferimenti espressi alla necessità di allegare analisi sui flussi di traffico e verifiche di sostenibilità trasportistica né in relazione alle alternative progettuali prese in considerazione dal proponente, né con riferimento all’alternativa progettuale prescelta”.
Nel caso in cui “lo studio di fattibilità sia posto a base di gara” la Roma non è comunque tenuta a presentare analisi approfondite sulla mobilità perché va a “gara unicamente il progetto definitivo […] e non lo studio di fattibilità inizialmente proposto all’amministrazione comunale”.
Perciò, la legge non contiene “indicazioni tali da legittimare espressamente la richiesta di questo tipo di documentazione, con un grado di dettaglio avanzato, in sede di conferenza di servizi preliminare”. E, ancora, poiché siamo in una fase preliminare e tutte le relazioni devono avere una veste “generale”, in conclusione: “la documentazione richiesta ha, quindi, carattere generale, includendo l’analisi dei flussi di traffico, ma non invece la verifica di sostenibilità trasportistica, che ricade in una fase successiva, relativa al progetto definitivo”.
Sfrondando dal burocratese, la Roma sta chiedendo al Campidoglio di smettere di domandare approfondimenti sul traffico, astenendosi dall’analizzare ora tutti questi problemi di parcheggi, metro, bus e altro, rinviandoli al progetto definitivo.
GLI UFFICI TECNICI: NON TENERE CONTO DEL PARERE
Al netto del fatto che i pareri pro veritate (specie quando legati a progetti Stadio) sono “una” spiegazione ma non necessariamente “la” spiegazione, gli uffici non hanno gradito affatto questa forzatura non necessaria da parte della società giallorossa. Anche perché la politica capitolina è decisamente favorevole al progetto e forse anche fin troppo acquiescente con la Roma.
Per cui, un paio di giorni prima di Natale, in una riunione ristretta il Dipartimento Mobilità ha chiesto e ottenuto che di questo parere legale non si tenga conto anche perché a breve dovrebbe partire una ulteriore richiesta di approfondimenti su come muoversi per lo Stadio visto che il progetto viene considerato carente proprio su questo aspetto.
Anche perché, argomentano gli uffici, la norma prevede che il progetto definitivo non possa discostarsi dal preliminare se non per motivate ragioni: rinviare il problema traffico al definitivo esporrebbe il Comune al rischio di non poter intervenire sul progetto se fossero necessarie correzioni generali.
1. IL PARERE “GENERALE”: COMPETENZE
L’altro parere Torchia è molto più generale e parte dall’analisi delle leggi che regolano l’intero progetto: la 147/2013 e quella che diverrà operativa a partire dal prossimo 1 gennaio, il decreto legislativo 38/2021.
Dopo aver esaminato la successione temporale delle varie norme, i loro effetti e le interazioni possibili sul caso Pietralata (non ce ne sono, ndr), il parere si sofferma a considerare a chi spetti emanare la dichiarazione di pubblico interesse.
La Roma ritiene che questa competenza spetti alla Giunta comunale e non all’Assemblea Capitolina. Questa idea deriva dal fatto che “fra gli atti fondamentali rientranti nella competenza del consiglio comunale non è inclusa alcuna categoria di atti alla quale potrebbe in ipotesi essere ricondotta la “dichiarazione di pubblico interesse” di un progetto quale quello qui in esame”. Poiché “La competenza della giunta ha carattere generale e residuale” è a Gualtieri e ai suoi assessori che spetta questo compito.
Tradotto dal burocratese: la legge stabilisce in maniera chiara quali siano le competenze che spettano esclusivamente al Consiglio comunale; fra queste non vi è la “dichiarazione di pubblico interesse” e qualcosa ad essa riconducibile; quindi, visto che alla Giunta spetta tutto quel che non è espressamente appannaggio del Consiglio, è sulla Giunta che ricade il compito di emanarla.
In Campidoglio invece l’idea è decisamente diversa e si basa non sulla forma apparente del documento da emettere ma sulla sostanza. Visto che al Consiglio comunale (che a Roma si chiama Assemblea Capitolina) spettano in esclusiva le competenze su “programmi triennali e elenco annuale dei lavori pubblici, bilanci annuali e pluriennali e relative variazioni, rendiconto, piani territoriali ed urbanistici; […] acquisti e alienazioni immobiliari” e che il progetto Pietralata ha effetti sui bilanci, sull’urbanistica, sui lavori pubblici, sugli espropri e sul patrimonio comunale, la competenza sia non della Giunta ma del Consiglio comunale.
2. IL PARERE “GENERALE”: GLI ESPROPRI
Sin dal giorno in cui la Roma ha formalizzato Pietralata come luogo dove costruire lo Stadio si è aperto il problema degli espropri delle aree e soprattutto della “retrocessione” delle stesse.
La retrocessione è quella previsione di legge che consente a un proprietario che abbia subito un esproprio, di chiedere indietro il bene espropriato se cambia la finalità dell’esproprio (volevo fare un Ministero, ci faccio uno Stadio privato) oppure se l’opera che si doveva realizzare non si è fatta nei tempi previsti.
A Pietralata, a partire dalla seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso, lo Stato e il Comune avevano ipotizzato di costruire lo SDO, il Sistema Direzionale Orientale, pomposo nome con cui si identificava la città di uffici e ministeri che sarebbero stati concentrati tutti lì.
Dall’epoca, si sono fatti una serie di atti, compresi gli espropri e la costruzione della fermata Quintiliani della metro B che doveva essere quella di servizio proprio per lo SDO.
Dopo tutti questi anni, però, di quella città di ministeri non c’è traccia.
Si apre, dunque, la possibilità per i vecchi proprietari che avevano subito l’esproprio di richiedere indietro le loro aree, cioè la “retrocessione”.
Secondo la Roma questo diritto sta per andare in prescrizione: “il termine decennale di prescrizione di eventuali pretese restitutorie, in forza dell’istituto della retrocessione totale, si perfezionerà nel marzo 2023. Successivamente a tale data, eventuali contestazioni finalizzate all’applicabilità dell’istituto di retrocessione totale sarebbero dunque insuscettibili di essere accolte, tenuto conto dell’intervenuta prescrizione”.
Inoltre, “Per completezza, si può ulteriormente osservare che, al fine di perfezionare un’eventuale retrocessione, i precedenti proprietari dovrebbero in ogni caso restituire l’indennità di esproprio originariamente ricevuta dall’amministrazione”.
Traduciamo: a marzo 2023 scade il termine di 10 anni che la legge assegna ai vecchi proprietari per chiedere indietro le loro aree dopo che le opere pubbliche che hanno causato gli espropri non sono state realizzate entro i 10 anni dalla data di esproprio. Per inciso, chi dovesse chiedere indietro le aree espropriate, dovrà anche restituire i soldi che aveva ricevuto dalla Pubblica Amministrazione come indennizzo per l’esproprio.
3. IL PARERE “GENERALE”: LE CONCLUSIONI
Riportiamo i passaggi principali delle conclusioni contenute nel parere generale depositato dalla Roma: “la procedura fino ad ora seguita […] si è svolta in conformità alla disciplina applicabile; […] l’organo comunale competente all’adozione della dichiarazione di pubblico interesse – da assumere all’esito della conferenza di servizi preliminare – è la giunta comunale; […] eventuali contestazioni finalizzate all’applicazione dell’istituto della retrocessione totale risulterebbero definitivamente prescritte a far data dal marzo 2023”.