Post Match - Fine corsa

29/10/2024 alle 12:29.
pmfiorm

LR24.IT (MIRKO BUSSI) - Per alcuni allenatori, "correre troppo" spesso è la spia dei problemi. "A volte mi piace correre di più per il campo", ha raccontato Kovacic un anno fa ripensando a uno dei primi "consigli" ricevuti da Guardiola. Che, invece, andavano nella direzione opposta: "Stai calmo, non correre troppo".

Per altri, invece, la corsa è una necessità strutturale oltre che una manifestazione dell'essere. "Essere più bestie". Ecco perché, il collasso della Roma a Firenze può essere fotografato dal dato dei chilometri percorsi. Che di per sé spiegherebbe poco, in questo caso però contabilizza il distacco tra domanda, dell'allenatore, e risposta, della squadra.

I 102,96 chilometri totalizzati dalla Roma domenica sera sono clamorosamente il dato più basso da quando Juric è l'allenatore. Che fatta eccezione per la gara contro l'Athletic Club in Europa League (106,8 quella sera il totale dei chilometri), non era mai scesa sotto la soglia dei 110. Quelli percorsi ad esempio contro Udinese e Venezia, salendo ai 111,3 registrati al termine della gara con la Dinamo Kiev, i 112 e spicci contro Inter e Monza, fino al picco di 122,3 dinanzi all'Elfsborg. Una tabella che spiega ulteriormente come il rapporto tra quantità di corsa e risultato, spesso, abbracci più la retorica collettiva che la realtà.

Solitamente, le prestazioni quantitative sui chilometri percorsi dalle due squadre in campo sono vicine tra loro nei numeri, ancor più dovrebbero esserle se una delle due ha un sistema difensivo orientato su duelli ad personam come fa, o tenta di fare, la Roma da un po'. Domenica sera, invece, i 102 e poco più chilometri della Roma risaltano ancor di più se messi vicino agli oltre 110 totalizzati della Fiorentina.

Nell'episodio dell'1-0, arrivato dopo appena 9 minuti, sono già evidenti le differenze in campo, con i romanisti che perdono aderenza nei rispettivi duelli e sarebbero chiamati a corse lunghe e disperate per proteggere la porta. Uno sforzo che rimane inascoltato, a vedere le reazioni romaniste.

Il dato della corsa (mancante) è causa ed effetto dell'altro principio fondamentale della teoria di Juric: il dominio nei duelli difensivi. La Roma, domenica sera, è uscita dal 'Franchi' col 31,6% di avversari contrastati con successo. Per dare un'idea del precipizio, fin qui il dato più basso dall'arrivo dell'allenatore croato era stato il 60% registrato a Monza. Domenica è stato praticamente dimezzato.

Perché la Roma non riusciva a reagire abbastanza rapidamente nelle transizioni negative, come si vede al 21' nella genesi dell'occasione capitata a Cataldi, senza riuscire a chiudere immediatamente il pallone appena perso, facendosi slacciare facilmente nei propri duelli difensivi e, di conseguenza, ritrovandosi a correre ancora e ancora in campo aperto.

Se la transizione, per definizione, è il momento di maggior disordine all'interno del campo, anche quando una squadra dovrebbe mostrarsi al massimo della propria organizzazione difensiva, come nelle prime pressioni sulla costruzione avversaria, tornavano soliti pattern che allentavano facilmente le serrature romaniste. Al 28' Beltran si ritrova 40 metri di strada libera verso Svilar, prima di essere recuperato da Hermoso, proprio in seguito ad una costruzione allestita in ampiezza dalla Fiorentina, dove la Roma è chiamate alle uscite più lunghe con i propri quinti. La sterzata improvvisa, con quelle 'giocate concave' che a piede invertito cercano direttamente di rovesciare il campo, vedeva Beltran aggirare Cristante e guadagnarsi quei metri di vantaggio sufficienti per raccogliere la giocata combinata con Kean, accorciato senza successo da Ndicka.

E servirebbero nuove corse, quelle che domenica, però, sembravano esaurite già dopo 9 minuti. Nuovo Cinema...Paradiso.