LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Romelu Lukaku è un giocatore della Roma. Lo scriviamo soltanto per abituarci all'idea. Come toccare qualcosa per assicurarsi che questa esista davvero, che non sia un inganno della percezione, una visione mistica dopo un'estate passata nel deserto a cercare un centravanti. E cosa significa ritrovarsi di colpo davanti alla fonte di Lukaku? Potersi abbeverare alla sua capacità realizzativa, innanzitutto. In grado di superare le aspettative della metrica più diffusa, gli "expetcted goals", che nell'ultima stagione gli assegnava 9 gol. Chiuderà a 10, in campionato, il suo peggior bottino in Serie A, anche per via del serio infortunio muscolare, con successiva ricaduta, che gli ha vietato di partecipare a tutta la prima parte dell'anno.
Ma potrà curare il dato più doloroso con cui la Roma ha mandato in archivio la passata stagione: -7,4 di differenza tra gol attesi e realizzati, il 17° peggior dato di tutto il campionato. Un fantasma che è tornato a disturbare le notti d'agosto: -0,4 lo svantaggio già accumulato dalla squadra di Mourinho nelle prime 2 giornate.
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Cosa trova l'#ASRoma dentro #Lukaku?
Innanzitutto uno in grado di superare le aspettative di realizzazione: nella scorsa #SerieA ha segnato 10 reti con un dato di +1xG.
Farà comodo a una squadra che ha chiuso con -7,4 (17ª in A) di differenza. E nel 2023/24 è a -0,4 G-xG. pic.twitter.com/cuAjX2j5cH— Mirko Bussi (@MirkoBussi) August 31, 2023
Quando, nel 2019, Lukaku arma l'Inter di Conte, è di fatto un cataclisma che si abbatte sulla Serie A. Più lunga era la transizione, più brutale si faceva la dimostrazione di potenza dell'ex Manchester United. Come nel capovolgimento di Genoa-Inter, oppure nell'assist lasciato a Lautaro proprio contro la Roma, l'anno successivo, poi sventato da Pau Lopez. Gli bastava far leva su un avversario, in quel caso Mancini, per mettersi fronte alla porta e scagliarsi in profondità sfregiando la fiancata di Karsdorp prima di servire il compagno di merenda al centro dell'area. Per due anni, Lukaku sembrava poter letteralmente schiacciare la Serie A. Lo farà, infatti: 47 gol e 12 assist in 72 presenze.
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Come questa proprio contro la Roma nella sua migliore stagione in Serie A (2020/21: 24 gol, 10 assist).
Qui, dopo aver usato Mancini come leva, si scaglia in profondità divorando Karsdorp e serve l'assist a Lautaro (miracolo di Pau Lopez!) pic.twitter.com/v18jP75mI7— Mirko Bussi (@MirkoBussi) August 31, 2023
Romelu Lukaku è, tuttora, comunque un facilitatore di costruzioni. Specialmente contro le squadre che orientano le proprie pressioni sull'uomo: l'Inter di Inzaghi ha spesso mostrato di saper far avanzare efficacemente il pallone verso la porta avversario, anche sintetizzando il processo riparandosi direttamente dal suo (ex) numero 90. Come qui contro Torino e Atalanta, due situazioni in cui la facilità del belga di risolvere il proprio duello risultava letale, specialmente se opportunamente isolato.
Nel primo caso, contro il Torino, rovesciando direttamente il proprio avversario e minacciando da solo la porta granata. Nel secondo, grazie alla combinazione con Lautaro, disinnescava la struttura difensiva di Gasperini ritrovandosi ad assaltare Sportiello a tu per tu. Quella affannosa ricerca della Roma di nuove strade per l'area avversaria, adesso, potrà rivolgersi e chiedere scorciatoie ai 190 centimetri di Lukaku. Occhio alle date: 27 maggio scorso con l'Atalanta e 3 giugno col Torino, le ultime due di campionato. A ricordare come Lukaku possa ancora devastare la Serie A.
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Lukaku è un facilitatore di costruzioni: quelle giocate dirette della Roma potranno avere nuova gloria grazie all'imponenza del belga che con Lautaro sapeva combinare splendidamente per ricavarsi un attacco alla profondità.
Come fa qui in Atalanta-Inter del 27 maggio scorso. pic.twitter.com/pme05pxHrf— Mirko Bussi (@MirkoBussi) August 31, 2023
Se l'immagine più immediata vede Lukaku divorare avversari e campo in spazi aperti, nel tempo ha affinato delle capacità da "pivot" che gli hanno permesso di far detonare anche i blocchi più bassi. Ricevendo sui piedi, con la sua abilità di protezione del pallone, può dare accesso alle anguste zone di rifinitura centrali, statisticamente le più redditizie rispetto a quelle laterali. E che la Roma, spesso, ha faticato a conquistare.
Adesso, all'ombra di Lukaku, potranno rifocillarsi le qualità di rifinitura di Dybala, Pellegrini o Aouar, per dirne tre. Magari, poi, quella profondità di conseguenza potranno raccoglierla più spesso i quinti, troppe volte chiamati a ricevere sui piedi e a farsi superiorità numerica da soli o quasi. Ma può farlo anche Lukaku, andandosi a ricavare le adeguate triangolazioni per superare l'ultima linea come già mostrato nell'ultima Champions League in faccia al Viktoria Plzen.
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Avere un vertice simile semplifica l'accesso a zone di rifinitura centrali, che la Roma spesso fatica a conquistare.
Anche contro un blocco più basso come qui il Plzen, l'abilità di protezione/gestione del pallone gli permette di ricavare una triangolazione per la profondità. pic.twitter.com/0z9hshcNbi— Mirko Bussi (@MirkoBussi) August 31, 2023
Perché se Lukaku a volte è stato ancora condizione necessaria e sufficiente a scaraventare il pallone in porta autonomamente (si consiglia di rivedere il gol in Inter-Sassuolo in condizioni psico-fisiche ottimali), quella dote di spegnere il pallone sotto la suola è andata spesso a beneficio di compagni, specialmente se intuitivi come Lautaro. Chiedere a Romagnoli, per dirne uno, rimasto appeso sulle spalle di Lukaku nell'ultimo Inter-Lazio mentre il pallone finiva proprio nella profondità che il centrale laziale aveva scoperto nell'uscita e dove si era fiondato a banchettare Lautaro. Buon appetito.
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O utilizzarle in favore dei compagni: qui, sulla transizione breve dell'Inter, il pallone si spegne ancora sotto la suola di Lukaku che lo fa ricomparire nella profondità immediatamente riconosciuta da Lautaro alle spalle di Romagnoli, rimasto appeso sulle spalle del 90. pic.twitter.com/3JpgsYBVx3— Mirko Bussi (@MirkoBussi) August 31, 2023