LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - Roma-Atalanta finisce 0-1 e salta il tappo delle aspettative. Manciate di redazioni, compresa la nostra, gli autonomi con bancarella social, come quei tweet che trovate incastrati tra le righe più sotto, gli studiosi, gli appassionati, tutti scovano o vengono a sapere finalmente il nome del germe del loro malessere: la Roma perde perché non segna quanto potrebbe, e dovrebbe. E non c'è nulla di più indovinato, e ben confezionato, del calcolatore di expected goals per giustificare il tema.
Ma nota bene, qui non si proverà a mettere in discussione il valore di una statistica avanzata interessante quanto le altre che finalmente trovano luce grazie ad un approccio maggiormente scientifico, dopo che per molto tempo molto di quello che accadeva lungo un campo da calcio aveva i suoi confini tra riti scaramantici e credenze popolari. Segnalandone le inevitabili criticità che (ancora) accompagnano questo tipo di dato, semmai si proverà a capire se davvero si può comprimere accuratamente in un numero ciò che accade in uno sport complesso come solo 22 esseri umani differenti potrebbero fare intrecciandosi in oltre 7mila metri quadrati utilizzando ogni parte del corpo ad eccezione, tranne due, delle mani.
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I principali fattori di valutazione di un'occasione sono: posizione del tiro, parte del corpo utilizzata, tipo di passaggio ricevuto, situazione da cui scaturisce l'attacco. Tutto confrontato con il crescente database raccolto di conclusioni simili.— Mirko Bussi (@MirkoBussi) September 20, 2022
Le avvertenze, d'altronde, sono scritte all'interno. Ma come accade spesso, ben pochi si prenderanno cura di intricarsi tra quei caratteri minuscoli che spiegano cosa contiene la pasticca. Li riassumiamo in breve: per determinare il valore statistico di un tiro, che darà l'aspettativa sull'eventuale gol, si prendono in esame fattori come la posizione del tiratore, la parte del corpo che viene utilizzata per concludere, il tipo di passaggio che si riceve, se un cross o un filtrante ad esempio, fino alla situazione con cui è stato partorito quell'attacco. Tutto migliorato, e sempre più migliorabile, dal crescente database accumulato negli anni sui tiri raccolti.
Prendendo in prestito i dati forniti da uno dei siti più seguiti in materia (understat.com), è inevitabile notare alcune criticità nella formula, oltre quella più lampante, ed appunto inserita nelle avvertenze, per cui non c'è nessun legame col protagonista dell'atto, il calciatore che scocca il tiro. Per cui, tanto per intendersi, il tiro di Scalvini che condanna la Roma vale esattamente quanto (0,04 xG) quello di Dybala, ben più nocivo per quanto mostrato in carriera, da una mattonella simile, come quella da cui ha trafitto Vicario ad Empoli.
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0,51xG il valore per #Belotti che, dopo aver vinto un duello aereo a circa 40mt dalla porta, calcia verso Vicario dall'ingresso dell'area.
0,51xG però anche per #Immobile contro la Cremonese. Quando manda fuori da 6mt circa dopo la riconquista di FA. pic.twitter.com/3NYi18sk1G— Mirko Bussi (@MirkoBussi) September 20, 2022
Altri esempi sparsi che aiuteranno ad ascoltare meglio ciò che dicono i numeri degli "expected goals": l'occasione di Ibanez registrata in Roma-Atalanta darà un valore di 0,61. Quella che porterà al momentaneo pari di Giroud in Milan-Napoli appena 0,48. Differenze tra i due, oltre naturalmente a quella già evidenziata che uno di mestiere è un difensore e l'altro un attaccante pluridecorato? Ibanez arriva sulla soglia di Sportiello dopo aver duellato ad alta quota sul rinvio immediatamente precedente, aver distribuito quel pallone riconquistato ed essersi lanciato in un attacco alla profondità lungo circa 50 metri. Giroud, invece, occupava comodamente la propria posizione abituale mentre il Milan si distendeva sulla sinistra, da cui Theo Hernandez sfornerà un assist raccolto dal francese, ai bordi dell'area piccola, con la maggior parte dello specchio a completa disposizione.
E nuovi spunti di riflessione arrivano da due episodi che hanno prodotto lo stesso valore: 0,51 l'aspettativa realizzativa per Belotti contro Vicario in Empoli-Roma e Immobile di fronte a quel che restava di Radu nell'ultimo Cremonese-Lazio. Epilogo, nel valore, identico, ma storia ben diversa: Belotti per accedere all'area dell'Empoli aveva dovuto prima fare la lotta per aria su un rilancio della Roma, per poi accaparrarsi quel pallone vacante e dirigersi verso l'area dove lo attendeva Vicario. Immobile, invece, riceveva nei pressi dell'area piccola il pallone appena strappato da Felipe Anderson ai difensori centrali della Cremonese, col risultato di aver già ridotto abbondantemente le possibilità d'intervento di Radu. Eventi ben distanti che difficilmente possono essere messi in equilibrio dalla differenza di piede con cui calciano, Immobile infatti è chiamato ad utilizzare il meno prediletto sinistro.
Per questo, bastano gli expected goals, da soli, a spiegare cosa manca alla Roma per vincere più partite?
"Basta far gol appena ne hai l'occasione".
Certo, ma per arrivare a questo assunto, in fondo, bastava la saggezza dei nonni e non di certo un meccanismo matematico così complesso. Perché il problema non è dei numeri, specialmente in uno sport che li ha accolti relativamente da poco, ma nel credere che possano, autonomamente, spiegare il senso di una partita, o malanni e rimedi per una squadra di calcio.