Chiamatelo mister futuro. Futuro a tempo, dice l'accordo, ma poi chissà. Daniele De Rossi è uscito all'improvviso da Trigoria e allo stesso modo c'è rientrato. Era il 26 maggio del 2019. Una conferenza stampa struggente, la sua, davanti ai compagni di squadra, che avrebbe lasciato di lì a poco. Non ha accettato incarichi dirigenziali, si sentiva ancora calciatore, lo è stato per poco: l'esperienza al Boca Jr è stata breve ma intensa, più un'esperienza di vita. Roma ce l'ha nel cuore e lì è da sempre. Nelle sue mani l'inizio dell'ennesima ricostruzione: l'accordo parla di una gestione tecnica fino a giugno. Ha uno stipendio medio, ma con bonus Champions. De Rossi ha la testa, il fisico, la personalità, ma in panchina è stato solo 17 volte, con la Spal in B, e ha collaborato con Roberto Mancini alla vittoria dell'ultimo Europeo. In serie A, quello di sabato con il Verona, sarebbe un battesimo. [...] Ieri è arrivato a Trigoria per dirigere l'allenamento del pomeriggio: ha ritrovato i suoi vecchi compagni come Cristante, appunto, Paredes ed El Shaarawy. Un lavoro tecnico, con la richiesta di un gioco "a palla veloce". Ha anche parlato alla squadra, davanti ai due Friedkin, al Ceo Souloukou. Pochi proclami, non è il tipo. "Sono finiti gli alibi", è il concetto generale espresso dalle parti. Si è presentato in punta di piedi, per lui conta il lavoro e il senso di appartenenza."Bisogna dare tutti di più, lottare. Chi non lo fa, sta fuori". Ecco, questo è il trampolino, per tutti. La squadra è abbattuta, con molte assenze tra squalifiche e infortuni, c'è solo da rimboccarsi le maniche, pregare, tutti stretti intorno alla Roma.
(Il Messaggero)