“Dalla fine del mondo”. È stato il tema dell'incontro di venerdì scorso alla Pontificia Università Gregoriana tra il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l'educazione, e José Mourinho, allenatore della Roma, moderato da Andrea Monda, direttore dell'Osservatore Romano. Mourinho ha denunciato lo "sporco" dello sport di oggi, «diverso da quello che noi vorremmo per i nostri bambini. Oggi è crudele perché non dà spazio ai deboli. L'obiettivo per noi professionisti è solo vincere». Non c'è più il valore sano della vittoria e della sconfitta, «fondamentale per i ragazzi».
Mourinho ha raccontato la sua breve esperienza da professore, dopo aver finito l'università. «Non mi sentivo in grado, avevo capito i miei limiti ma quando lasciai, tutti mi consideravano un professore eccezionale. Questo perché mi facevo muovere dalla passione». Per Mourinho il docente più importante «fu quello di filosofia - ha sottolineato -, perché mi disse che io non sono un allenatore di calciatori, ma un allenatore di ragazzi che giocano a calcio».
Mourinho ha messo in luce l'importanza dell'alleanza tra giovani e adulti: «Non è vero che il mondo è dei giovani. Il mondo è di tutti. La gioventù deve crescere con l'esperienza di noi più grandi e noi dobbiamo prendere la loro dinamicità». Sotto questo aspetto, ha aggiunto, l'esempio di Papa Francesco può fare tanto: «Lo considero uno di noi, se lo dovessi incontrare mi verrebbe voglia di abbracciarlo. È un nonno fantastico».
(Avvenire)