LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Non c'è un refuso nel titolo. Non abbiamo confuso Panem con Panel. Ma sempre di materiale da dare in pasto alla gente si tratta. Affinché discuta, si divida. Si distragga. Sempre di più vengono organizzati incontri, convegni, happening, feste a cui presenziano i protagonisti del calcio di ogni livello, nazionalità e di tutti i settori, dai calciatori ai dirigenti agli allenatori, con un contorno di ex, grandi, medie e piccole firme, super testate, moderatori, telecamere, sponsor e intrattenitori. Si definiscono eventi. I protagonisti al microfono costituiscono il panel, sono gli specializzati che parlano di prospettive economiche e finanziarie. Ci sono versioni estive e invernali, spesso si consegnano premi.
Di sicuro si offre materiale da titoli a nove colonne, da dibattiti mediatici, contraddittori. Quei contraddittori che in questi eventi non sono la regola, perché chi sale sul palco o sta in piedi davanti a un leggio non è in conferenza stampa. Viene chiamato per offrire spunti, dare indicazioni.
Ieri è toccato a Tiago Pinto. Ha di nuovo evidenziato che tipo di situazione tecnica e patrimoniale abbia trovato quando è arrivato alla Roma. Il general manager della Roma ha parlato di conti in subbuglio, rosa composta da calciatori alle prese con la carta di identità e con gli acciacchi fisici. Ha parlato dei miglioramenti sotto la sua gestione tecnica e delle mire, di come un giorno vorrà lasciare la Roma, delle condizioni finanziarie in cui vorrà lasciare la Roma quando andrà via. Non sono passate inosservate le sue parole.
L'opinione pubblica corre veloce, si divide, interpreta. Ma il punto non è questo. C'è un concetto universale che va evidenziato una volta di più. O una volta per tutte. I protagonisti del calcio, dal più piccolo al più grande, cercano consensi, inseguono consensi plebiscitari, raramente accettano critiche, quasi mai si mettono in discussione o fanno mea culpa. È una regola non scritta.
Gli allenatori dopo una sconfitta giustificano le cadute non partendo mai dalle loro responsabilità. I dirigenti snocciolano dati sulla bontà del loro operato. I presidenti vanno oltre, in tempo di crisi danno il benservito a dirigenti e allenatori. D'altronde, sono loro che pagano. Legittimo. Un mondo di Fonzie di Happy Days, che non era in grado di dire "ho sbagliato". Vale per tutti. Da Mourinho, Guardiola e Ancelotti in giù. Da Tiago Pinto e dintorni.
In the box - @augustociardi75