LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Tanto manca al ritorno del campionato. 4 gennaio, Roma-Bologna, conto alla rovescia. Tutto sommato il tempo non si è troppo dilatato, a metà novembre c'era gente disperata che fissava il vuoto come Escobar nei meme da social.
Sistemi autodifensivi scattati nelle ultime tre settimane? Dall'apprensione eccessiva per la convocazione di Dybala, alle incazzature forzate per le amichevoli in Giappone. Poi hanno iniziato a giocare in Qatar, ma dirottare la concentrazione sulla coppa del mondo sta avendo lo stesso effetto curativo che hanno le zigulì alle erbe officinali sulla broncopolmonite.
A scuotere l'ambiente, uscendo dal raccordo, la bomba esplosa a Torino, e la conseguente guerra penosa sui media. In cui c'è chi si aspetta, poveri illusi, radiazione e riconsegna degli scudetti, e chi ossequioso e bene allineato e coperto predica il così fan tutti, fino a chi va oltre chiedendo alla giustizia di chiudere occhi, naso e bocca, perché non vorrete mica prendervela di nuovo con la Juventus? Bianconeri e milanesi sono il calcio italiano, guai a voi a far passare il messaggio che il calcio italiano possa essere malato, finanziariamente dopato, alterato. Va tutto bene madama la marchesa. Vecchi vizi, tipici della natura umana che spesso è prona. Lasciamo perdere. Andiamo oltre.
Qualcuno ha detto calciomercato? Meglio fare finta di non sentire, perché non è aria. La sessione invernale, a differenza dei luoghi comuni, ha sempre spostato grandi calciatori. Basti ricordare gli acquisti extra estivi della Roma, che comprò futuri campioni d'Italia come Candela, Zago, Nakata, e pedine di primo livello come Toni e Nainggolan. Insomma, mica sempre Doumbia, Jonathan Silva e Reynolds. Ma riponiamo le fantasie, lo stesso Mourinho sa che, oltre a Solbakken, grasso che cola se arriverà un esterno destro di ripiego qualora partisse Karsdorp. Inutile illudere. Stupido illudersi.
Che poi altrove non stanno messi meglio. Nonostante molti, i soliti, organi di informazione per dare un tono al campionato amplifichino voci legate sempre alle solite note che grazie alla sessione di inizio anno e al recupero(?) di Lukaku e Pogba, darebbero filo da torcere al Napoli. Vedremo. Perché se nelle prime tre partite del 2023 la squadra di Spalletti ottenesse almeno sei punti tra Inter, Sampdoria e Juventus, farebbe l'impresa di chiudere il discorso scudetto con cinque mesi di anticipo. Roba che manco Conte alla Juventus riuscì a fare. Ma purtroppo abbiamo il maledetto vizio di spacciare sempre e comunque per bello il nostro scarrafone, anche quando le constatazioni dei fatti dicono oggettivamente il contrario. Siamo sempre i più forti, poi al Mondiale a parte rari casi, da Rabiot a Giroud, la Serie A fa fatica a dare segni di vita pure con gli stranieri che giocano da noi. Perché ovviamente gli italiani stanno postando foto da Dubai, Parigi e capitali varie. Mentre il ct Mancini viene omaggiato nelle televisioni nazionali come una Madonna pellegrina in processione permanente.
Già, le vacanze dei calciatori. Una volta suscitavano interesse, quasi morboso. Qualcuno le osteggiava auspicando la clausura, molti mettevano like alle foto esotiche fatte di famiglie giovani con prole, outfit à la page e selfie coi più famosi salatori delle carni migliori dei pascoli più pregiati. Oggi, a sensazione, sapere che Pellegrini, Spinazzola e Mancini lavorano sodo a Dubai fra uno scatto e l'altro, sembra suscitare meno interessante che in passato. Perché pensare alla Roma dei primi tre mesi di stagione fa venire in mente un disco rotto, che si incanta, che fa saltare parole e musica, che torna indietro e riparte. Quindi la vita degli idoli da osservare a bocca aperta e in adorazione rischia di lasciare il posto all'indifferenza per perdita di appeal.
La Roma da un anno e mezzo ha in panchina un parafulmine ma anche uno scovatore di mine. Ora in molti si stanno accorgendo che, quando le cose vanno male, oltre agli errori che può commettere Mourinho bisogna pensare anche a chi, in campo, sta perdendo l'occasione della vita, quella di cambiarsi i connotati grazie a uno che ha fatto svoltare decine di carriere.
Dopo un trimestre azzeccato nella scorsa primavera, i calciatori della Roma, anche i più amati e celebrati, sono tornati quelli di sempre. Quelli che staccavano la spina, per loro stessa ammissione, con Fonseca, e quelli che con Di Francesco precipitavano passivamente nel burrone. Non capire fino in fondo cosa significhi lavorare con uno così, può diventare un grosso rimpianto. Perché Mourinho può andare via la prossima estate o restare fino a scadenza, fino al 2024. Ma quando andrà via, molti eroi giallorossi saranno ancora sotto contratto, alcuni hanno una specie di vitalizio, e torneranno loro ad avere quei titoli sui giornali che oggi "ruba" il portoghese, quando le cose vanno bene ma soprattutto quando vanno male. E a quel punto la piazza non si focalizzerà più sulle gesta o i difetti di Mourinho che fa ombra su tutto, sempre. Ma si chiederà a cosa serva un gruppo di giocatori che, tolta la vittoria in Conference League (sempre grazie), in campionato da quattro anni e mezzo colleziona piazzamenti mediocri. Da comfort zone mediocre.
Tempo per riflettere non manca. C'è un mese davanti. Meglio iniziare a farlo subito. Perché c'è anche il tempo per recuperare. Pure senza colpi di mercato a gennaio. In ballo c'è una stagione da colorare coprendo il grigio attuale, ma anche i like alle storie estive su Instagram girate Ventotene mentre si mangiano il gelato in barca.
In the box - @augustociardi