LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Incredibile come il destino si diverta a beffarsi del calcio. Quando la Roma ha provato a darsi un tono acquistando calciatori a cifre elevate, molto spesso ci ha sbattuto il muso. Iturbe è il capostipite dei flop pagati a peso d’oro. Era il vessillo da ostentare mentre si avanzava verso la Juventus, che nel frattempo perdeva Conte. 24 milioni di euro e di motivi per sognare. Oggi quando arriva un attaccante, il primo pensiero noir è “speriamo non sia il nuovo Iturbe”.
A dire il vero prima di lui c’era stato Stekelenburg, 7 milioni nel 2011, all’epoca per un portiere una cifra non indifferente. Venne da vice campione del mondo, se ne andò da vice Goicoechea. Da allora, in sei stagioni, e quattro squadre, neanche sessanta presenze. Fu comprato nel 2011, come Bojan, acclamato fratellino di Messi, pagato 12 milioni per il prestito, ammortizzati poi dal mancato riscatto. Un’involuzione mai vista prima. Roba da Chi l’ha visto? Seguì Destro, 16 milioni per “il futuro bomber della Nazionale” pensavamo un po’ tutti, strappato all’Inter: media gol neanche bassissima, bocciato dalla personalità, dagli infortuni e dalla cattiva abitudine di togliersi la maglia dopo i gol, che gli costava ammonizioni e squalifiche che facevano imbufalire gli allenatori. Oggi è riserva di Santander nel Bologna. Staffetta con Doumbia, 14 milioni, rendimento penoso dopo valanghe di gol in Russia e Svizzera. Sbarcato a metà febbraio perché c’era da festeggiare la Costa d’Avorio campione d’Africa. Che fosse un azzardo era evidente. A dicembre tornerà dal Sao Paulo Bruno Peres: 13 milioni e mezzo di euro, non si è mai capito perché. Preghiamo San Paolo che lo tengano in Brasile.
Karsdorp e Schick, estate 2017. Pudore nel collocarli in questa galleria degli orrori perché sono ancora a Trigoria. Quasi 60 milioni in due. Applausi giustificati quando la Roma li compra. Infortuni, ritardi di condizione, incomprensioni con gli allenatori, ancora infortuni: a oggi sono un rebus apparentemente senza soluzione. Estate scorsa: serve un centrocampista, è da poco partito Nainggolan, De Rossi non è più un ragazzino, poi partirà pure Strootman. Deve essere esperto, di caratura internazionale, con la giusta mentalità. Ecco Nzonzi. Quasi 30 milioni, sperperati in una stagione fra staticità, cattive disposizioni in campo, rari lampi e, nelle settimane scorse, indisponenza. Cercansi acquirenti. A centrocampo di sicuro non serviva Pastore, cifre folli per cartellino e ingaggio. Lasciò l’Italia da top player, a Parigi in sei anni si è andato via via eclissando. Ha perso il passo, in ogni senso.
Gerson ha appena lasciato la Roma. Meno male. In pochi vedevamo in lui un mediano interno macchinoso e senza numeri. Di quelli che compri da una medio piccola di Serie A e mai per 18 milioni. Una specie di Andrade quando a fine carriera venne a Roma. Sembrava lento pure per il campionato brasiliano. Molti però lo dipingevano come una specie di funambolo da piazzare dietro gli attaccanti, con dribbling mortifero, visione del gioco, assist e tiro. Chiamavi in Brasile e facevano i complimenti per l’acquisto. Il tempo dirà se abbia fatto peggio in campo o fuori, mettendo sempre il bastone fra le ruote al club quando cercava di piazzarlo. Speriamo sia l’ultima luna nera che la Roma pesca nel mazzo di carte quasi ogni volta che si azzarda a spendere cifre elevatissime per le sue disponibilità.
In the box - @augustociardi