La Roma s’era messa l’armatura quando, dopo Matic, Celik e Dybala, s’era iniettata Wijnaldum nelle vene. Neanche il tempo di vedere l’effetto che avrebbe fatto che gli è stato siringato via dalla sorte più bastarda. Neanche il tempo di potersene lamentare che, sulla barella, c’era Zaniolo a tenersi maledettamente il braccio. Di mezzo, poi, restava una partita da giocare, davanti a un portiere che una settimana fa si faceva gol da solo e ora, manco a dirlo, pareva un supereroe della Marvel. E di tempo ce n’è voluto, più di 65 giri per mostrare la 25 di Gini e rincarare il senso della famiglia che s’è costruita mangiando uno a zero.
E andiamo avanti, uno a zero alla volta. Ancora 1-0, come a Salerno, come al Feyenoord. Come se dal 25 maggio a oggi non si fosse mai rotto quel filo rosso, giallorosso. E non s’è rotto. E va protetto, rinforzato, magari anche al mercato, soprattutto al bar, ancor più quello virtuale. Perché se c’è da guardare in faccia la sorte, da sfidarla, quest’anno, pure con i lucciconi ma la si guarda. 1-0 sbrocco per te, avrebbe senso. Senso pratico, come quello splendido che muove questa Roma. Uno a zero. Quanto basta.
MDR