AS - In un'intervista al quotidiano spagnolo, alla vigilia di Roma-Feyenoord di Europa League, l'ex allenatore giallorosso Eusebio Di Francesco è tornato a commentare la sua esperienza alla guida tecnica del club capitolino. Uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Dal Sassuolo è passato alla Roma.
"L'impatto non è stato facile, ma sul campo abbiamo ottenuto rapidamente buone risposte. Siamo arrivati terzi in Serie A e in Champions League, beh, se lo ricordano tutti. Mi rimproverano ancora quella mezz'ora in semifinale con il Liverpool, ma quella squadra, quando voleva, sapeva essere devastante. Certo, con il VAR avremmo avuto qualche altra opzione... Al ritorno abbiamo sfiorato un'altra rimonta e non ci hanno fischiato un rigore per tocco di mano da Alexander-Arnold".
Ha vissuto e vinto il derby della Capitale da allenatore della Roma dopo averlo fatto da giocatore.
"È qualcosa di unico, bisogna viverlo per capirlo. Sono stato fortunato a vincerne uno e la sconfitta nell'ultimo, insieme all'eliminazione con il Porto, ha portato al mio licenziamento. È stato un momento difficile: ho litigato con qualche giocatore, non dico con chi, in maniera dura. Moralmente non mi ha aiutato, non mi piaceva quello che stava succedendo".
Tra i suoi giocatori c'era De Rossi, ora allenatore.
"Ho già detto a Daniele che mi sarebbe piaciuto averlo come secondo quando ancora giocava. Ha avuto una prima esperienza alla SPAL che non è finita bene, ma lo aiuterà molto a crescere. Ha tutto per essere un grande allenatore ad altissimi livelli".
Con lui ha anche realizzato la storica rimonta con il Barça.
"Sentivo che era possibile perché, nonostante il 4-1 dell'andata, abbiamo giocato una grande partita. Ho scelto di giocare una partita molto aggressiva, togliendo ampiezza al suo gioco. Il passaggio a tre è stata una decisione sostenuta dagli stessi giocatori. Adesso sembra facile dirlo, ma tutti credevano nella rimonta, si può chiedere... Ricordo che al 3-0 di Manolas tutti festeggiavano e io davo istruzioni. Florenzi mi ha guardato e mi ha detto 'mister, non ci credo', così ho cercato di mantenere alta la tensione, gli unici tiri in porta che abbiamo subito sono stati negli ultimi quattro minuti. È stata un'impresa, ma, tra una risata e l'altra, dico sempre che sembra che mi abbia portato sfortuna, vedendo quello che è successo dopo (ride, ndr)".
Ha preparato qualcosa di speciale per limitare Messi?
"È l'unico giocatore che può essere decisivo correndo meno degli altri, lo dimostrano i dati. L'idea era di averlo il più lontano possibile dalla porta, era l'unico modo per limitarlo".
Ha incrociato anche il Real Madrid, in una partita che viene ricordata per l'inaspettato esordio di Zaniolo.
"Ho visto la squadra un po' meno motivata e questo ragazzo migliorava in ogni allenamento. Una volta l'ho rimproverato davanti a tutti e lui ha reagito con una determinazione impressionante. Ho scelto di dargli un premio e mostrargli la mia fiducia, sentivo che poteva diventare un giocatore importante e l'ho fatto esordire nella partita più difficile. L'infortunio che ha avuto gli ha fatto male, non lo so e non voglio sapere perché alla Roma è finita così, ma sono sicuro che ha ancora tempo per dimostrare quanto vale".
Che rapporto aveva con Monchi?
"Gli sarò sempre grato, mi ha scelto per la Roma. Abbiamo lavorato molto bene il primo anno, nel secondo qualcosa si è rotto. Abbiamo discusso un po' di mercato e ho accettato alcune cose senza fare polemiche in pubblico, ma ora posso dirlo".
Come vede la Roma con Mourinho?
"I giallorossi hanno trovato solidità e un impianto perfetto per i propri giocatori. Per gli avversari è molto difficile fare gol e stanno crescendo a livello offensivo, soprattutto quando c'è Dybala, che è fondamentale. In casa, inoltre, si gioca in 12: Mourinho è stato eccezionale, insieme alla società, nel riportare entusiasmo e riempire sempre lo stadio. Non è una cosa semplice".