Fresco di vittoria del titolo nel campionato turco, ha rilasciato un'intervista all'esperto di calciomercato Bruno Peres. Il laterale destro è approdato al Trabzonspor dopo l'esperienza in Italia col Torino e la Roma. Di seguito uno stralcio dell'intervista del brasiliano:
“Sono tre giorni che si festeggia, non aspettavano altro qui. Quando ero arrivato, l’obiettivo era finire nei primi tre posti: la squadra era forte e lo sapevamo. Ma poi abbiamo cominciato a fare delle grandi partite, ne abbiamo vinte tante di seguito e ce l’abbiamo fatta”.
Su Ventura:
"Mi ha insegnato il calcio in Italia, a crederci. Non mi faceva mai un complimento, o diceva che mi sarei esaltato troppo. Abbiamo anche litigato molto, ma poi mi abbracciava sempre e ripartivamo. Tutte le volte che torno in Italia cerco sempre di incontrarlo".
Sul primo periodo alla Roma:
“Ho lavorato con Di Francesco, un altro allenatore molto duro e preparato. Feci un salvataggio sulla linea clamoroso contro lo Shakhtar. Senza quel mio intervento, non saremmo riusciti a passare il turno nella partita del ritorno. Quell’anno fu molto positivo per la Roma e quell’episodio mi permise di avvicinarmi di più ai tifosi”. Ma non si nasconde: “Se ho un rimpianto, è che in quei due anni nella Capitale avrei potuto fare molto di più. Roma è una piazza difficile e io mi ero sentito arrivato. Avrei potuto fare molto di più, ma se non avessi fatto quegli errori, adesso non sarei la persona che sono diventato: si sbaglia, si impara, si cresce”.
Il ritorno in giallorosso:
“Mi aveva chiamato (Petrachi, ndr) perché mi voleva Fonseca. Con me è stato speciale: mi aveva detto che mi rivoleva indietro, ma che avrei dovuto aiutarlo. Che non dovevo fare sciocchezze, che era tutto nelle mie mani. Una bella responsabilità. Addirittura, Petrachi lo aveva convinto a cambiare modulo, passando alla difesa a tre. ‘Devi lasciare libero Bruno sulla fascia’, gli aveva consigliato. Potete capire come mi ero sentito”
Sul rapporo con Fonseca:
“Figuriamoci. Giocai bene, e mi diede tanto spazio. E il fatto di comunicare in portoghese mi aiutava parecchio. Anzi, a volte troppo. Quando ero arrabbiato, senza pensarci lo mandavo a quel paese nella mia lingua… che era anche la sua! Lui lo capiva al volo, e mi diceva: ‘Ma che stai a fa’. Io manco ci pensavo, subito. Poi me ne accorgevo…”
E poi un anneddoto simpatico sulle parole di Mourinho, che ha spiegato come, potendo scegliere, non si sarebbe privato di lui:
"Quando ci eravamo affrontati ad agosto in Conference League gliel’avevo detto: ‘Se gioco bene, mi riprendete?’. Mourinho aveva riso. Sapere poi che aveva detto quelle parole, mi ha fatto un grande piacere”.
(gianlucadimarzio.com)